Gli incendi che hanno devastato il Monte Maddalena in questi giorni, hanno anche “acceso” una polemica politica a cui siamo poco interessati.
Ha però ravvivato un dibattito su temi che restano sempre in fondo all’agenda della politica e del mondo economico locale.
I boschi della Maddalena sono un patrimonio importante per la città e i Comuni contermini (purtroppo non tutti aderenti al Parco delle Colline) ed è legittimo chiedere interventi per il loro recupero, per la pulizia del sottobosco, per un progetto coerente di rigenerazione.
Come Fondazione “Bobo Archetti”, proprietaria dal 2014 di 34 ettari di bosco nella Valle di Mompiano, in collaborazione con l’Associazione “Gnàri dè Mompià”, stiamo facendo la nostra parte.
Dal 2015 i nostri volontari hanno recuperato e messo in sicurezza circa 2 ettari nei dintorni del nostro Rifugio. Nel 2019-2020, grazie ad un contributo di Fondazione Cariplo per il progetto “Un Rifugio e un Bosco per tutti”, abbiamo recuperato altri 2 ettari lungo la strada che dalla Polveriera sale al Rifugio.
Nel 2021, grazie ad un Bando di Regione Lombardia per i boschi di collina, abbiamo ottenuto un finanziamento a fondo perduto che ci ha consentito di recuperare ulteriori 30 ettari di bosco.
Ora i nostri volontari li stanno ulteriormente curando e mantenendo, in previsione del nostro nuovo progetto “Un Bosco per il Futuro – Un bosco secolare in Valle di Mompiano”.
Tutti lavori che abbiamo realizzato in sintonia con il Parco delle Colline di Brescia, in costante confronto con i loro tecnici per rendere i nostri interventi coerenti con quanto da loro realizzato nei 60 ettari di proprietà del Comune di Brescia e con le politiche forestali del Parco.
E’ faticoso, è costoso (la progettazione è a nostro carico e i soldi dei finanziamenti arrivano dopo mesi o anni dal termine dei lavori, con costi bancari conseguenti), ma i risultati si ottengono. Se venite al Rifugio della Valle di Mompiano potete vedere la differenza tra la destra orografica dove siamo intervenuti e il fondovalle e la sinistra orografica, dove non è intervenuto nessuno.
E credo che non ci siano alibi per non fare qualcosa: anche i privati, e noi lo dimostriamo, se ci tengono veramente, possono agire.
E tra i “proprietari privati” non ci sono solo persone fisiche (con le comprensibili difficoltà ad intervenire in un ambito che non dà ritorni economici), ma anche istituzioni pubbliche e private che hanno ricevuto in donazione, con altri beni, porzioni di bosco di cui non si curano.
Esistono però delle strade, a breve e medio termine, percorribili.
I Consorzi forestali, o le più semplici Associazioni forestali, possono mettere assieme proprietari pubblici e privati per gestire i boschi, accedere a finanziamenti e intervenire in modo coerente. Naturalmente questo significa che ciascuno deve rinunciare a un po’ di sovranità sulla sua proprietà, in nome di un bene comune spesso dichiarato ma raramente conseguito.
Vi è anche una soluzione, di cui in tempi recenti vari soggetti hanno dibattuto, molto interessante a medio termine: l’istituzione del Parco Regionale delle Colline e dell’Agro-Fluviale di Brescia.
Un soggetto che avrebbe piena capacità giuridica, a differenza dell’attuale Parco delle colline (PLIS), di gestione del territorio (in accordo con gli Enti Locali), di accesso ai finanziamenti, di dotarsi di una struttura tecnico-operativa adeguata.
Ma non solo, di avere anche quel potere di regolamentazione e vigilanza (sull’uso dei boschi, dei sentieri, dei luoghi in genere) di cui attualmente si sente una grande mancanza.
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